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Healty tips • 29 April 2022

Ansia: a quali segnali prestare attenzione

5 min
A cura di Luca Mazzucchelli, Psicologo Psicoterapeuta

Sorry, this entry is only available in Italian.

Con il termine “ansia” si è soliti far riferimento ad una condizione di malessere psicologico tra le più diffuse. A soffrirne in modo significativo sarebbe almeno il 10% della popolazione generale, con una particolare prevalenza tra giovani e donne. Se consideriamo le forme meno gravi, il numero di persone che hanno a che fare con l’ansia aumenta vertiginosamente.

Ma cos’è davvero l’ansia? Quanto l’esperienza dell’ansia fa parte della nostra vita, e quando invece occorre preoccuparsi? In questo articolo, andiamo a conoscere meglio questa condizione, le caratteristiche e i segnali a cui prestare attenzione, per poi cercare di capire come possiamo affrontarla.

I sintomi dell’ansia

Iniziamo con il mettere a fuoco brevemente i sintomi generali dell’ansia. Possiamo dividerli in 3 categorie: sintomi emotivi, sintomi fisici e sintomi motori.

Per quanto riguarda i sintomi emotivi, il “cuore” dell’ansia è costituito da un senso soggettivo di allarme e pericolo, che si manifesta con sentimenti di apprensione, timore, inquietudine, attesa penosa, preoccupazione, talvolta terrore o panico.

A questi si aggiungono sintomi fisici, come tachicardia, sudorazione aumentata, respiro accelerato con possibile sensazione di “fame d’aria”, tremori, vampate di calore o brividi, nodo alla gola, senso di oppressione toracica e disturbi gastrointestinali, solo per dirne alcuni.

Infine, sono presenti manifestazioni motorie come irrequietezza, tensione muscolare, agitazione, talvolta paralisi motoria.

Ansia fisiologica vs ansia patologica

Fatto questo inquadramento generale, dobbiamo specificare che l’ansia in realtà non ha di per sé una connotazione negativa.

L’ansia è infatti un’emozione innata e con un valore adattivo: si tratta di una risposta psicofisiologica che si attiva in noi quando ci troviamo davanti a una minaccia o a un pericolo. Tale minaccia può essere di tipo fisico, come un animale feroce che ci sta inseguendo, o psicologico, come un esame universitario difficile da superare.

Quando la mente identifica uno stimolo potenzialmente pericoloso, ecco che il nostro “sistema di allarme interno” si mette in funzione: da una parte evoca sensazioni di ansia, paura, apprensione, dall’altra attiva in noi un corteo di manifestazioni a livello prevalentemente corporeo che ci preparano a fronteggiare ciò che ci minaccia.

Ecco che, in conseguenza alla secrezione di alcuni ormoni, il cuore inizia a battere più velocemente, la pressione arteriosa aumenta, il respiro si fa più accelerato, i muscoli si tendono, la mente si fa più vigile e attenta: questo nuovo “assetto psicofisico” di attivazione ci mette nelle condizioni di affrontare al meglio delle nostre possibilità ciò che ci sta mettendo in pericolo, ad esempio attaccando o fuggendo (tale risposta è infatti detta di “attacco-fuga”).

Immaginiamo se, davanti ad uno stimolo minaccioso, ce ne stessimo completamente tranquilli e quieti: probabilmente l’animale feroce di cui abbiamo parlato sopra ci sbranerebbe. E che dire dell’esame universitario? Se non sentissimo il benché minimo segnale di ansia, probabilmente non ci prepareremmo adeguatamente, oppure – arrivati al giorno della prova – saremmo troppo rilassati per tirare fuori il meglio di noi.

Alla luce di quanto appena detto, i sintomi che abbiamo elencato sopra – se sotto una certa soglia e davanti a stimoli specifici – non sono da considerare patologici o “negativi”. Non dobbiamo meravigliarci se in presenza di una minaccia il cuore batte più forte, il nostro respiro accelera, avvertiamo un tremolio a livello degli arti, etc.: queste manifestazioni, anche se spiacevoli, sono il segnale che il nostro corpo sta mobilitando le risorse per affrontare una situazione temuta o difficile.

Quando allora i sintomi dell’ansia sono tali da diventare patologici?

Quando l’ansia diventa un problema: i segnali a cui prestare attenzione

L’ansia cessa di essere un’emozione fisiologica e adattiva e si trasforma in un problema quando l’attivazione del nostro “sistema di allarme” diviene eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni che l’hanno generata. È così che i sintomi dell’ansia non servono più a salvarci la vita o a migliorare la nostra performance, come avveniva nella “variante fisiologica”, ma anzi ci paralizzano, compromettono la nostra qualità di vita e limitano la nostra libertà.

In particolare, l’ansia diviene patologica quando:

  • è presente in modo continuo davanti ad un’ampia varietà di stimoli quotidiani non oggettivamente pericolosi, come avviene nel disturbo d’ansia generalizzato;
  • si attiva davanti a specifici stimoli “neutri” o solo parzialmente minacciosi per la maggior parte delle persone, come accade nelle fobie (paure marcate nei confronti di particolari situazioni, animali, luoghi o oggetti);
  • compare in assenza di stimolo di minaccia, come avviene negli attacchi di panico, dove la risposta ansiosa è estremamente intensa e tipicamente coglie la persona “a ciel sereno”, ossia senza un trigger specifico;
  • le manifestazioni che la accompagnano sono talmente importanti o durature da causare un disagio significativo per la persona, oppure portano a una compromissione del suo funzionamento in ambito sociale, lavorativo, scolastico, universitario, comportamentale o in altre aree importanti della vita.

Ansia: come affrontarla

Ovviamente, se l’ansia diviene una presenza invalidante nella nostra vita – ad esempio ci sottopone a disagio emotivo significativo, ci impedisce di portare avanti una vita appagante, o ci porta ad evitare situazioni per noi importanti – è necessario chiedere aiuto a un professionista della salute mentale.

Tuttavia, anche se non soffriamo di forme clinicamente significative d’ansia, ognuno di noi può attraversare momenti in cui agitazione, stress e preoccupazioni si fanno particolarmente sentire nella vita quotidiana, e dunque può beneficiare della conoscenza di metodi per gestire meglio il proprio rapporto con gli stati ansiosi. In particolare, andiamo ad approfondire in questo articolo un paio di spunti per ridurre l’ansia agendo sul nostro corpo.

Il razionale delle tecniche di riduzione dell’ansia che coinvolgono il corpo è il seguente:

  • se, come abbiamo visto, percepire un pericolo ci porta all’attivazione della risposta attacco-fuga con il relativo aumento nelle funzioni fisiologiche (aumento del battito cardiaco, del ritmo respiratorio, della tensione muscolare, etc. – dal cervello al corpo),
  • allora, all’inverso, rallentare volontariamente le funzioni fisiologiche (rallentare il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la tensione muscolare, etc.) invierà un input “calmante” alla mente (dal corpo al cervello).

Le due funzioni su cui più agevolmente possiamo agire nella direzione di rallentarle per calmare la nostra ansia sono il nostro ritmo respiratorio e la tensione muscolare. Ecco il motivo per cui la respirazione lenta e il rilassamento corporeo vengono spesso indicati come strumenti per ridimensionare gli stati ansiosi.

Rispetto alla respirazione, il mio consiglio è praticare quella “quadrata”, un tipo di respirazione lenta formata da 4 atti respiratori (inspirazione – pausa – espirazione – pausa) di una durata di 4 secondi ciascuno. Tra le tecniche di rilassamento, segnalo il rilassamento muscolare progressivo di Edmund Jacobson, una tecnica formidabile in questo senso.

Infine, sempre nella direzione di ridurre l’ansia agendo sul corpo, possiamo considerare l’assunzione di integratori naturali specifici. Sfruttando le proprietà di alcuni principi vegetali, questi preparati provvedono a indurre il corpo in uno stato di rilassamento, riducendo il nostro stato di attivazione psicofisica e, di conseguenza, dando sollievo alle nostre menti agitate.

L’autore

Luca Mazzucchelli è psicologo, psicoterapeuta e direttore della rivista Psicologia Contemporanea. Con una community nutrita e molto attiva sul web, è un punto di riferimento in tema di psicologia e crescita personale in Italia.

È docente di “Coaching emotivazionale” presso l’Università Sant’Anna di Pisa e consulente editoriale delle collane di Psicologia Giunti Editore. È stato Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, autore di best seller come “Fattore 1% – Piccole abitudini per Grandi risultati” e “L’era del cuore – Come trovare il coraggio per essere felici”.

Public speaker per importanti eventi nazionali, come il TEDx, mental coach della trasmissione X-Factor nel 2019, è fondatore di LMC S.r.l., prima media company psicologica in Italia che si occupa della creazione di contenuti psicologici.

Riferimenti bibliografici
  • American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.
  • Andrews G. Trattamento dei disturbi d’ansia. Guide per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo. Centro Scientifico Editore, 2013.
  • Toralesa J, O’Higginsa M, Barriosa I, Gonzáleza I, Almirónb M. An Overview of Jacobson’s Progressive Muscle Relaxation in Managing Anxiety. Revista Argentina de Clínica Psicológica. 2020; 24(3):17-23. doi: 10.24205/03276716.2020.748.
  • Ma X, Yue ZQ, Gong ZQ, Zhang H, Duan NY, Shi YT, Wei GX, Li YF. The Effect of Diaphragmatic Breathing on Attention, Negative Affect and Stress in Healthy Adults. Front Psychol. 2017;8:874. doi: 10.3389/fpsyg.2017.00874.
  • Zaccaro A, Piarulli A, Laurino M, Garbella E, Menicucci D, Neri B, Gemignani A. How Breath-Control Can Change Your Life: A Systematic Review on Psycho-Physiological Correlates of Slow Breathing. Front Hum Neurosci. 2018;12:353. doi: 10.3389/fnhum.2018.00353.
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