Ferro: a cosa serve e perché non se ne assume abbastanza
Minerale essenziale per il nostro benessere quotidiano, il ferro svolge un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento dell’organismo. Se presente in quantità minori rispetto al fabbisogno reale può causare una sensazione generale di stanchezza, pallore in viso o mal di testa.
A cosa serve
La funzione principale svolta dal ferro riguarda la sintesi dell’emoglobina e della mioglobina. Questo minerale è un componente fondamentale dell’emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno dai polmoni al resto del corpo, e della mioglobina, la proteina che rifornisce di ossigeno i muscoli. È essenziale anche per l’attività di alcuni enzimi e per la produzione di diversi ormoni.
Il ferro contribuisce a rinforzare il sistema immunitario e ad aumentare la resistenza alla stanchezza.
Fonti alimentari
L’assunzione di questo minerale avviene attraverso l’alimentazione. I cibi che contengono ferro in maggiore quantità sono: carne rossa, legumi, pesce, verdure a foglia verde, frutta secca e cioccolato fondente.
La semplice assunzione di questi alimenti in molti casi non è sufficiente perché il nostro organismo ha una capacità di assorbimento del ferro che varia da alimento ad alimento. Il ferro contenuto nelle carni è facilmente assimilabile e utilizzabile, mentre quello contenuto nei legumi e nei vegetali è meno assimilabile. In questi casi, abbinare degli alimenti ricchi di vitamina C, ne facilita l’assimilazione. Per questa ragione, condire le verdure e i legumi con il succo di limone rappresenta un ottimo espediente per favorirne l’assorbimento.
Particolari regimi alimentari che non prevedono l’assunzione di carne, come la dieta vegana o vegetariana, possono causare carenza di ferro. In questi casi occorre creare un piano alimentare bilanciato che innalzi eventuali livelli di ferro basso, generati da diete senza carne.
Carenza di Ferro
Un’alimentazione corretta spesso può non essere sufficiente a raggiungere la dose giornaliera raccomandata, causando una mancanza di ferro. Le quantità assunte possono non soddisfare il fabbisogno reale, che varia in base all’età, al sesso e alle condizioni fisiologiche di ognuno di noi.
SINTOMI
La carenza di ferro genera diversi sintomi più o meno visibili. Stanchezza, affaticamento, pallore, difficoltà di memoria e di concentrazione, mal di testa, irritabilità e calo delle difese immunitarie sono solo alcune delle conseguenze derivanti dalla mancanza di questo minerale prezioso. Un deficit di ferro può provocare anche diverse manifestazioni a carico della cute e causare la caduta di capelli, diventati secchi e fragili.
CAUSE
Le donne, in generale, devono assumerne un quantitativo maggiore rispetto agli uomini. Quantitativo che aumenta in caso di gravidanza, allattamento o di cicli mestruali prolungati. Durante la gravidanza aumenta proprio la quantità di sangue in circolo nel corpo. Per questa ragione, aumenta anche il fabbisogno di ferro: la quantità presente nel corpo dovrà garantire un adeguato nutrimento sia alla mamma che al bambino. La carenza di ferro in gravidanza può incidere anche sullo sviluppo nervoso del bambino e può aumentare il rischio di parto prematuro e di nascita sottopeso. È fondamentale per combattere anche l’affaticamento e la stanchezza in gravidanza. Il fabbisogno della donna dovrà essere monitorato per tutta la gestazione, in particolare durante il terzo trimestre, quando la richiesta di ferro aumenta notevolmente. Anche durante l’allattamento la mamma dovrà assumerne in quantità maggiori perché il latte materno contiene quantità di ferro abbastanza ridotte, ma facilmente assimilabili.
La carenza di ferro può manifestarsi anche in seguito ad elevate perdite di sangue, dovute ad interventi chirurgici, ferite o mestruazioni abbondanti. In questi casi, c’è un improvviso fabbisogno di questo minerale perché l’organismo deve produrre nuovi globuli rossi in breve tempo.
Anche in caso di disturbi gastrointestinali o diarrea, l’organismo necessita di una maggiore quantità di ferro. L’assorbimento di questo minerale avviene proprio attraverso l’intestino e, in presenza di disturbi gastrici, rischia di disperdersi.
Chi svolge un’attività sportiva intensa, come la corsa, è incline a consumare più ferro rispetto ad una persona sedentaria. Questo accade perché lo sport, esercitato in modo intenso e continuativo, richiede all’organismo un maggiore trasporto di ossigeno e, di conseguenza, una maggiore produzione di emoglobina e mioglobina. La dispersione del ferro durante lo sport può avvenire anche a causa della sudorazione eccessiva.
La carenza di ferro viene più comunemente definita anemia, ovvero la riduzione dei globuli rossi nel sangue e della capacità di distribuire l’ossigeno agli organi e ai tessuti. Esistono diverse tipologie di anemia, di maggiore o minore gravità. La più comune è l’anemia sideropenica: l’organismo non è più in grado di fabbricare una quantità sufficiente di globuli rossi sani e anche le riserve di ferro risultano insufficienti. Questa forma di anemia cronica è caratterizzata dalla presenza di globuli rossi piccoli e pallidi che contengono meno emoglobina. L’anemia mediterranea o Talassemia è, invece, una malattia del sangue ereditaria. Questa patologia provoca la distruzione precoce dei globuli rossi e una minore presenza di emoglobina. L’ossigeno arriva in scarsa quantità a tessuti, organi e muscoli.
Per mantenere i corretti livelli di ferro nell’organismo può essere utile far ricorso a un integratore di ferro che contiene anche acido folico (vitamina B9) e vitamina B12. Il ferro serve per la sintesi dell’emoglobina, ma senza le vitamine B9 e B12 non avviene la sintesi dei globuli rossi che ne permettono il trasporto.
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